giovedì 26 marzo 2015

Sal "Barber" Maglie la leggenda del baseball americano di origini tarantine.

Sal il Barbiere: storia di un italo americano che con i suoi lanci rubò il cuore agli amanti del baseball
                                                                                                                   di  Michele  Dodde
Nel  novembre del 2007 la Northern Illinois University Press pubblicava l’intrigante storia di Sal Maglie, uno dei più grandi lanciatori della Major League consegnato alla storia come “Sal il barbiere” per quella sua innata facilità diabolica di “rasoiare” il mento dei battitori con drop ad effetto sulla zona alta dello strike. Curata da Judith Testa, che ho avuto il piacere di conoscere ed aiutarla nella ricerca dei luoghi di provenienza della famiglia qui nel Salento, la biografia di questo particolare giocatore, la cui vita è stata sempre fortemente legata al baseball, parte da molto lontano ed intreccia l’emotività sportiva con un intenso e personale dramma familiare nell’ambito di quella significativa e tragica esperienza che è stato il mondo degli emigranti italiani nei primi anni del novecento. Infatti Sal nasce da genitori di una povera famiglia contadina pugliese, o meglio dell’area jonico-tarantina: il padre Giuseppe Luigi Maglie era di TARANTO  così come  la madre Maria Immacolata Bleve . Le ormai note vicissitudini che hanno caratterizzato l’involuzione della questione sociale nel meridione d’Italia indussero nell’aprile del 1910 il Maglie padre, già sposato da due anni e con la primogenita Santa appena nata, a tentare da Taranto  la fortuna negli Stati Uniti. Superati gli umilianti riti di Ellis Island, dopo tre anni di solitudine e duri sacrifici Giuseppe Maglie riesce a ricomporre la famiglia andando a vivere a Niagara Falls, New York. Qui, ormai vivendo la famiglia in un clima di sufficiente agiatezza, nasce il 26 aprile 1917 Salvatore Antonio Maglie subito però americanizzato in Sal.

Judith Testa, stimato ed eclettico professore di “Storia dell’Arte” presso la Northern Illinois University (molto letto e studiato negli Stati Uniti il suo libro sulle bellezze architettoniche di Roma), si è cimentata in questa storia vera risvegliando in sé senza alcuna remora il periodo degli anni 50 quando, nella dolce età dei sogni, era diventata a tredici anni una grande tifosa di baseball, ed in particolare dei Brooklyn Dodgers, con un’amorevole attenzione verso i miti di allora tra cui l’enigmatico Sal Maglie. E la biografia di questo grande lanciatore, scritta in modo pregevole ed interessante tanto da riscuotere nel 2008  il premio “Best Sellers”, si snoda in affascinanti sequenze dove i colori sfumano nelle tradizioni tutte italiane della famiglia, degli  usi e dei costumi. Qui si avverte il vero senso della svolta: Salvatore, unico maschio di tre figli, non si lascia minimamente influenzare dalle regole e dalle consuetudini familiari ma anzi passa la sua giovinezza nell’attuare e capire i processi integrativi e i principi del nuovo mondo verso cui si sente fortemente attratto. E l’etica filosofica del baseball per la sua particolare concezione lo affascina e giovanissimo, dopo i primi lanci gettati tra le strade, il tanto ricercato baseball on the road in Italia, incomincia a giocarlo come scelta di vita plasmandolo alla sua determinante voglia di esserci. Gli inizi furono mediocri e difficili e le sue potenzialità, sempre in ombra, mai in alcun modo avrebbero potuto far prefigurare l’irresistibile talento di questo lanciatore su cui poi si sono scritte indelebili pagine oniriche essendo divenuto il giocatore chiave in molte partite passate alla storia del baseball tra le più interessanti e drammatiche. Caparbio e risolutore, nel 1930 viene considerato un interessante quanto promettente prospetto. Poi passa ben otto anni nelle Minor Leagues senza mai demordere. Tuttavia la volontà di incominciare a guadagnare di più gli fanno compiere a 29 anni il primo salto di qualità andando a giocare nella Mexican League con in tasca il suo primo contratto da professionista.
Sal Maglie al centro, tra il mito Jackie Robinson ed il paisà Furillo
Era il 1946. Al rientro negli USA nel 1950, l’evoluzione del brutto anatroccolo in maestoso cigno interessa il roster dei Giants di New York e a 33 anni, nonostante il bando quinquennale inflittogli dal Commissario della Lega per la sua avventura messicana, la Major League gli apre le porte dando inizio alla sua splendida carriera di lanciatore outsider rispolverato ai fasti sportivi tutti da ricordare. Alto e dall’apparenza sinistra, si dice incutesse un tremendo timore agli avversari per via di qual suo sguardo torvo e diabolico da sintetizzare la mitica ed opprimente ombra della tenebrosa dama che suona la campana alle cinque della sera. E si sa…anche nel baseball molta è la scaramanzia e superstizione che padroneggiano la psiche di molti giocatori.
Sal con la maglia dei mitici Giants
Nel 1956, a 39 anni suonati, Sal lascia i Giants per i Brooklyn Dodgers saltando uno steccato non privo di molte polemiche, tuttavia è proprio con i suoi vecchi “avversari” che la particolare palla veloce di Maglie si afferma delineando di fatto la migliore stagione agonistica in senso assoluto. Poi, a compiere il record dell’unico player ad aver giocato in tutte le squadre della grande mela, passa con gli Yankees. Con la casacca dei Sant Louis Cardinals va infine a chiudere la sua funambolica ed onorata carriera delineata da 119 partite vinte e 62 perse, ben 862 strike out, una gara no hitter (quella tra Dodgers contro Philadelphia il 25 settembre 1956) ed uno 0,857 in percento che lo pongono al nono posto della fantasiosa classifica di tutti i tempi. Dopo, durante il decennio 1959-1969 è stato preparatore del lanciatori per i Cardinals, poi dei Boston Red Sox ed infine dei Seattle Pilots per lasciare definitivamente il suo amato mondo a causa di amare e tragiche vicissitudini familiari. Sposato due volte, adottò due figli: uno americano ed uno italiano proveniente dall’Abruzzo. Minato nello spirito e stanco delle tante battaglie vinte e perdute comunque sempre stimolato dalla grande voglia di essere lì sul diamante, Sal Maglie, mitico ed unico “barbiere” nel mondo del baseball, dopo più di sette anni di cattiva salute andava a raggiungere gli Elysian Fields all’età di 75 anni. Correva l’anno 1992. A Niagara Falls in quel 28 dicembre stava morendo un uomo ma stava nascendo una leggenda. 
Sal Maglie Field


Ringraziamo la gentile concessione del grandissimo Michele Dodde ed inoltre sul sito www.baseballontheroad.com negli archivi troverete un articolo medesimo.

Se un giorno nascerà un ballpark anche a Taranto, proprio da dove la leggenda di Sal è partita lo dedicheremo a LUI!